Con noi, per curare gli esclusi




Perchè MVI, testo integrale
line

  Cosa differenzia M.V.I. dalle altre  organizzazioni presenti  nell'ambito delle attività assistenziali del cosiddetto terzo settore?

1) La nostra missione è l'assistenza alle persone escluse o autoescluse dal Servizio Sanitario Nazionale: curiamo tutti coloro che ne hanno bisogno, indipendentemente da etnia, fede religiosa, appartenenza politica.
Al centro del nostro interesse c'è il paziente  con la sua complessità anche culturale con l'obbiettivo di aiutarlo a recuperare la sua salute e a superare i traumi subiti; (curare per noi vuol dire anche "parlare", e il counselling -non solo igienico sanitario- è parte essenziale della nostra attività)
Quello che lega e accomuna tutti noi di M.V.I. è, quindi, l'attenzione per le persone che si rivolgono a noi, mai dimentichi che le città sono sane solo se sono sane anche le loro componenti marginali e nascoste.     

2) Non solo medici: è ovvio! L'attività sanitaria è complessa: il medico da solo può fare ben poco; sono necessari ruoli diversi perché la nostra attività di volontariato possa davvero essere efficace: basti pensare ai nostri autisti, agli  infermieri, agli operatori del  Poliambulatorio, ma anche ai volontari che "non si vedono" e che si occupano di amministrazione, sicurezza e così via, lavori spesso non d’immediata gratificazione, ma certamente indispensabili  perché la realtà di Medici Volontari Italiani possa continuare ad esistere.

3) L'associazione è laica (non laicista!), apartitica, aconfessionale: chi aderisce vi porta il suo vissuto e il suo patrimonio culturale, nel rispetto degli altri e purché non contrasti col principio della cura e del rispetto di chi si rivolge a noi; ciò non significa "stare zitti", e ognuno di noi può animare il dibattito culturale interno su temi e situazioni con le quali ci troviamo di volta in volta a confrontarci. Il nostro riferimento rimane la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: ciò significa che il relativismo estremo e facilone che va per la maggiore non fa parte del nostro DNA.

4) Noi non giudichiamo, né nel bene né nel male.
Chiunque abbia bisogno di assistenza medica, deve essere soccorso, quale che sia la nazionalità, l’etnia o il credo religioso.
La Storia ci insegna che  il degrado sociale, l’incultura, la miseria materiale e morale possono avere come tragica conseguenza anche comportamenti ripugnanti, ma tocca ad altre istituzioni valutare, giudicare...e non le invidiamo per questo fardello.

5) In una fase storica in cui il reflusso economico colpisce anche categorie di cittadini europei che fino a ieri si sentivano “al sicuro”, riteniamo che i diritti debbano essere sistematicamente collegati ai doveri. Ci spingiamo a dire che anche una casa abusivamente occupata deve essere tenuta pulita dagli occupanti e non trasformata, come sempre avviene, in una gigantesca pattumiera. E la tolleranza, anzi l'indifferenza (volutamente non uso la parola “buonismo”)  hanno  creato un senso di impunità, e situazioni favorevoli al malaffare e allo sfruttamento degli immigrati, rendendo tra l'altro molto più difficili i percorsi di integrazione. Ci sembra che l'enfasi acritica posta sui diritti  e le logiche di denuncia con un “ruolo giudicante” di alcune organizzazioni, abbiano più  un fine autopromozionale che di soluzione di problemi.
Una vulgata propugna la teoria che i diritti non si discutono: sarebbe troppo comodo: i diritti non sono assoluti, ma relativi al momento storico, economico, sociale  e vanno continuamente difesi ma anche riveduti criticamente

 6) Immigrati. Buona parte dell’attività ha come destinatari prevalentemente gli immigrati.
E’ un dato certo e incontrovertibile che senza l’ apporto dei migranti la nazione italiana è destinata al totale declino. Si deve pertanto davvero investire sugli immigrati a partire dall’ obbligo d’ imparare la nostra lingua per farne i nuovi cittadini italiani ed europei.
La politica attuale è invece caratterizzata dalla tolleranza, che in realtà, si traduce troppo spesso in indifferenza e abbandono. Questo deve comportare che i nuovi arrivati s’impegnino, anche formalmente, al rispetto delle norme che regolano la vita dei cittadini italiani, basate tra l'altro sul principio di separazione fra religione e politica, principio difficile da accettare da una quota significativa degli immigrati

7) E gli italiani? Negli ultimi 2-3 anni si è sviluppato il fenomeno delle difficoltà per molti italiani ad accedere ai servizi del Sistema Sanitario Nazionale, fenomeno in lenta, ma costante crescita: anche queste persone, ovviamente, si rivolgono a noi, e noi li accogliamo.

8) Un ultimo punto caratterizza la nostra associazione: ed è il volontariato.
 E’ questo un termine
abusato: per noi vuol dire che chi è socio non è retribuito per la sua attività. Può sembrare lapalissiano: in realtà somme enormi confluiscono verso un  volontariato che è retribuito; e chi dona non sa che magari parte significativa del proprio contributo finisce per corrispondere compensi ai “volontari”.

                                          Faustino Boioli